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Se questo epilogo fosse un romanzo non avrei dubbi sul titolo. “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel Garcia Marquez. Faccio davvero fatica a scrivere, ma non per rabbia o disperazione. Che sarà mai una retrocessione in serie B per i tifosi della SPAL? Lo abbiamo detto molte volte: noi abbiamo ancora quel sogno e quel sogno è rimasto lì… di tornare in serie B. Faccio fatica perché ho paura di sfociare nella retorica delle cose già dette.Abbiamo vissuto tre anni, anzi due e mezzo, oltre il pentagramma dei nostri sogni. Il nostro era un Do talmente acuto che forse nemmeno i pipistrelli sarebbero riusciti a udirlo.

Certo che ci sono tanti ma e tanti se. Il primo e più importante: quando potremo riprendere a seguire i nostri colori? Distanziati solamente dai tifosi da serie A che si saranno adeguatamente accomodati sulle loro tranquille tomane col movimento relax. Questo è il tutto, l’elemento più importante. Un campionato, quello della serie B, difficilissimo, dove tante tifoserie degne di questo nome non aspettano altro che gridare il loro sostegno. Una delle grandi delusioni della massima serie è stata rappresentata proprio dalle tifoserie delle squadre più blasonate, degni rappresentanti di un calcio patinato, che mai ci apparterrà. Con questo non sto dicendo che preferisco la cadetteria, dico solo che la serie A retrocede con noi, semplicemente da ieri la massima serie non esiste più. La lasciamo alle tribune politico/sportive fiume che durano ore, dove si analizza il sopracciglio ad ali di gabbiamo di questo o quel giocatorone, dove aldaVAR dettaglia il battito d’ali di una farfalla che crea una tempesta in area di rigore allo Stadium, a San Siro o all’Olimpico. Mi dicono di forum e pagine dove simpatiche tifoserie ci sfottono per la retrocessione. Ma sinceramente, loro sanno in che posti abbiamo giocato? Siamo stati in posti dove loro non c’andrebbero manco con gli stivali da pesca, campi da gioco che la Fulgor in confronto sembra il Maracanà. Come possono sapere loro tifosi di squadrette capoluogo cosa significhi a Fiorenzuola o Pieve di Soligo?

E vabbé ma che dici di questa stagione? (parlo da solo come il povero Gianni lo Sceriffo n.d.r.). Fallimentare. Due cose mi sento di salvare: la vittoria contro l’Atalanta e il gol di Floccari contro il Milan. La sequela di errori era iniziata già in estate. Nelle difficoltà crescenti di una stagione pure sfortunata all’interno di un 2020 di merda, abbiamo conosciuto molte creature fantastiche che alle gambe ed ai polmoni preferiscono i soldoni. Nessuno di noi chiede il cuore della curva Ovest ai ragazzi che indossano la nostra maglia, ma occorre onorarla, perché quella casacchina loro la tolgono a fine partita, noi invece non la togliamo mai. Con o senza sponsor, in seria A come in serie D. Occorre riconoscere gli errori e da questi ripartire? Occorre senz’altro farlo, senza stracciarsi le vesti, ma con l’umiltà che alle volte è mancata, il gioco dello scaricabarile non sempre viene capito.

Non volevo scriverlo, ma lo faccio: ricordo che tra Brevi e Di Biagio, nel mezzo c’è stato IL Mister, quel Leonardo Semplici che, numeri alla mano, è stato e sarà sempre nella storia dei mie colori. Susciterò le gelosie di qualcuno, stuzzicherò i tanti Pep Guardiola che avendo giocato al Motovelodromo hanno la sapienza calcistica in pugno, ma la storia di quest’anno è nei fatti e la storia è fatta di numeri. E i numeri vanno letti e ricordati. Poi esistono pure le opinioni e anche i pregiudizi. Ma quella è un’altra storia.

Mia cara e vecchia S.P.A.L. grazie per avermi regalato anni magnifici, tanti altri ci aspettano ripartendo da una categoria meno disumana, nella speranza di ricominciare da allenatore, staff tecnico e giocatori degni di calpestare l’erba del Mazza. A noi non è mai interessato vincere o perdere, l’importante è esserci, sentirci vivi, se non soffri non sei spallino, se ami le luci della ribalta più delle torri faro dal “camp d’la SPAL”, ti manca qualcosa per essere come noi. Per chiudere con le parole del presidente: “per tornare a vincere occorre farlo tutti insieme”. E per tutti intendo davvero tutti, nessuno è più uguale degli altri, nessuno è esente da colpe, occorre indossare nuovamente quelle righe sottili con l’orgoglio e la forza di chi ha sempre dato tutto senza chiedere mai nulla in cambio. Se non la dignità. Forza vecchio cuore biancazzurro.



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