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SPAL-Venezia (32^ giornata di serie B) è finita 1-1, ma oltre al risultato com’è andata? Vediamolo nel dettaglio con un’analisi approfondita.

L’AVVERSARIO
Arrivati ad aprile il Venezia non è più la sorpresa del campionato, ma una squadra che nelle partite finali punta a migliorare ulteriormente la propria posizione in classifica in vista dei play-off. Prima dell’inaspettata sconfitta interna contro la Reggina, nelle due partite precedenti aveva dapprima ceduto il passo di misura al Lecce (2-3) per poi imporsi 1-4 in trasferta con il Monza, due delle squadre che puntano apertamente alla promozione diretta.

Annunciato alla vigilia come un 4-3-1-2, l’allenatore Paolo Zanetti sceglie di puntare sul cosiddetto albero di Natale, con Di Mariano e Aramu ad agire a supporto di Forte. Sono proprio i numeri di questi ultimi due giocatori a fare la differenza in casa Venezia: Aramu e Forte (3° in classifica marcatori) rispettivamente con 9 e 12 gol sono la miglior coppia d’attacco della serie B, a guidare un reparto che con 42 gol realizzati è dietro solo a Lecce, Empoli e Brescia. Da notare che per sopperire all’assenza del portiere titolare Lezzerini (fuori fino a fine stagione per infortunio) fa il suo esordio stagionale tra i pali il 36enne finlandese Mäenpää.

Formazione
4-3-2-1
Mäenpää;
Mazzocchi, Modolo, Ceccaroni, Ricci;
Crnigoj (85’ Dezi), Fiordilino, Maleh;
Aramu (64′ S. Esposito), Di Mariano;
Forte (64′ Johnsen).

LA SPAL
Cinque cambi per Rastelli rispetto al pareggio di Verona: invariato il reparto difensivo, complice la prolungata assenza di Vicari, mentre a metà campo le conferme sono Sernicola largo a destra e Mora al centro. Esposito prende il posto di Viviani come regista basso, con Missiroli e Sala a sinistra a completare il centrocampo. In attacco invece oltre a ritrovare Di Francesco dal primo minuto, c’è da registrare la presenza di Floccari vista l’indisponibilità dell’ultimo minuto di Valoti.

Formazione
3-5-2
Berisha;
Okoli, Tomovic, Ranieri;
Sernicola, Mora (68′ Segre), Esposito (59′ Murgia), Missiroli, Sala (78′ Dickmann);
Floccari (78′ Tumminello), Di Francesco (68′ Strefezza).

LA PARTITA:
Analiticamente salta subito all’occhio la discrepanza tra il maggior possesso palla e la reale capacità di creare occasioni da gol, è infatti quella in occasione del vantaggio di Di Francesco l’unica conclusione nello specchio della porta avversaria.

Merito soprattutto del Venezia che ha preferito gestire la partita, lasciando in un primo momento agli avversari l’iniziativa, senza aggredire il possesso palla in fase di costruzione e aspettando con la linea di difesa bassa a palla scoperta: così facendo la mancanza di profondità verso la porta ha reso molto difficile giocare in verticale come invece avrebbero voluto fare i biancazzurri. Già al minuto 12 si ha un chiaro esempio quando Esposito si abbassa sulla linea dei difensori per provare una verticalizzazione nonostante il Venezia sia con dieci giocatori compatti in 30 metri, in questo caso il pallone esce direttamente in fallo laterale. Altra situazione simile si verifica al minuto 34 quando ancora Esposito prova nuovamente a lanciare lungo, ma il suo tentativo termina lentamente direttamente tra le braccia del portiere avversario, accompagnato dallo sguardo dei difensori avversari, senza alcun giocatore della SPAL che potesse intervenire.

Al contrario, quando è stato il Venezia a non concretizzare il proprio possesso palla, sulle transizioni positive non si è mai provato un attacco diretto, dando tempo agli avversari di organizzarsi o talvolta riconquistare immediatamente il possesso. In questi frangenti ci sono state le difficoltà maggiori in fase difensiva, accentuate specialmente nel secondo tempo: è stata una costante della partita reagire alla perdita del possesso cercando di temporeggiare invece di riaggredire l’avversario (come probabilmente avrebbe voluto Rastelli), ma con il centrocampo molto piatto e la squadra complessivamente troppo lunga spesso venivano a mancare le linee di copertura, costringendo la difesa a scappare fino al limite dell’area senza poter intervenire, situazione da cui scaturisce ad esempio il palo colpito al 68’ da Crnigoj.

Riuscire a mantenere la squadra complessivamente più corta anche in fase di costruzione è un fattore che ha consentito di gestire il possesso a tratti in maniera molto efficace, mandando a vuoto i tentativi di pressione alta del Venezia. Di contro quando ciò è venuto meno ci sono stati a molteplici errori di lettura, come nel caso dell’azione da cui è nato il corner del pareggio dei lagunari. Si è passati dal controllo del possesso sulla trequarti offensiva al ritorno fino al portiere: in questo frangente il centrocampo non ha accorciato (aspettando probabilmente un lancio lungo che però è mancato) e quando il pallone è rimasto nei primi venti metri la mancanza di soluzioni, unita alla forte pressione degli avversari sulla palla chiusa (Tomovic girato di spalle) – con conseguente inferiorità numerica – ha portato a concedere agli avversari un fallo laterale all’altezza del calcio d’angolo.

Oltre che in costruzione, la minor distanza tra i reparti poteva essere la chiave per subire meno le ripartenze del Venezia in caso di perdita del pallone. Proprio su una transizione negativa, quando invece di rinculare verso la propria porta si è potuto aggredire immediatamente il portatore di palla, Sala ha vinto il contrasto e poi servito il pallone a Floccari per l’assist a Di Francesco.

SPAL IN POSSESSO PALLA
3-1-4-2
In costruzione Okoli, Tomovic e Ranieri hanno compiti di impostazione limitati, anche perché la SPAL non cerca di giocare per vie centrali, ma piuttosto tenta di portare più giocatori possibile a ridosso della linea difensiva avversaria in attesa del momento buono per verticalizzare, con il solo Esposito e sporadicamente una delle mezzali a proporsi bassi per superare la prima linea di pressione.

Nel primo tempo sia Floccari sia Di Francesco si sono proposti venendo incontro spalle alla porta, nel tentativo di creare spazio alle spalle per gli inserimenti di Mora e Missiroli. Non avendo generato grandi pericoli, anzi, avendo prodotto diversi palloni persi buoni per le ripartenze avversarie, questa tendenza è andata scemando nel secondo tempo, con gli esterni alti a dare ampiezza e almeno un riferimento centrale sulla difesa, anche per tenere il baricentro avversario più basso e contenere il crescendo del Venezia nel corso della partita.

SPAL IN NON POSSESSO PALLA:
5-3-2

La prima linea di pressione a due uomini composta da Floccari e Di Francesco ha faticato ad essere efficace sulla costruzione avversaria sviluppata in ampiezza. Sul giro palla orizzontale più di una volta i centrali del Venezia hanno avuto modo di superarla agevolmente in conduzione. Le ali avversarie – Di Mariano e Aramu – hanno costretto gli esterni Sernicola e Sala a rimanere bloccati sulla linea difensiva e così il compito di chiudere sui terzini è toccato alle mezzali, che hanno faticato dovendo coprire diversi metri di campo. Questo è stato il motivo della pericolosità del possesso palla del Venezia, che pur lasciando l’iniziativa agli avversari è spesso riuscito a creare superiorità numerica in zona laterale quando ha deciso di spingere. Le ali, giocando a piede invertito e rientrando in zona centrale, potevano concludere in porta o lasciare ulteriore spazio per le sovrapposizioni dei terzini.

Sergio Restano ha trent’anni, è allenatore UEFA C e ha la qualifica di match analyst professionista.



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