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È tempo di mettere da parte i dolci ricordi che l’ultimo Ternana-SPAL fa riemergere: tante cose sono cambiate da una parte e dall’altra, dai salti di categoria agli interpreti del campo. Ciò che di sicuro c’è, è lo stato di salute della Ternana: dopo un avvio di campionato più che complicato (tre partite perse su tre e piuttosto malamente), gli umbri hanno strappato un pareggio a Monza ed hanno vinto meritatamente contro un Parma irriconoscibile. Mister Pep Clotet è più che conscio delle insidie che un match come questo nasconde. Queste le sue parole di presentazione della sfida nella classica conferenza stampa pre-partita.

DISPONIBILI/INDISPONIBILI – Come anticipato nell’intervista post-partita di martedì, dopo SPAL-Vicenza, Dickmann e Viviani erano stati sostituiti precauzionalmente. La SPAL si presenta dunque con l’organico intero a disposizione.

PRIMI PUNTI IN TRASFERTA – “Tutti ci aspettiamo i primi punti in trasferta, anche se già a Pisa la squadra aveva giocato una certa partita senza riuscire a capitalizzare in termini di punti. Lo stesso a Reggio Calabria. Di sicuro c’è che entrambe le squadre che abbiamo incontrato in trasferta hanno vissuto un gran inizio di campionato, in casa e non solo. Noi prepariamo sempre la partita con l’intento di essere competitivi e di guadagnare punti su tutti i campi, quindi speriamo già da domani. La cosa più importante nella mia testa c’è sempre l’idea di fare la prestazione per poi ottenere dei punti: la prestazione è la cosa che noi possiamo e dobbiamo controllare, sui punti entrano in gioco tanti fattori ed episodi che esulano dalla prestazione in sé. L’importante è la testa mia e di tutti i calciatori”.

FORMAZIONE – “A me non piacciono molto i cambi di formazione. Mi piace la stabilità e cerco di lavorare sulla mentalità di tutti i miei giocatori, è quella a fare la differenza. Per questo io ripongo fiducia in tutti i miei calciatori. Vittoria, pareggio o sconfitta non condizionano l’analisi che faccio, vado oltre il risultato: capita che si non si facciano punti pur con una buona prestazione, come capita il contrario. Non mi piace cambiare molti elementi della squadra perché penso che gli interpreti debbano crescere poco a poco fino a ‘guadagnarsi’ il gioco. Crociata come esterno alto? È un giocatore che mi piace molto perché ha grande capacità di fare girare la palla molto velocemente, anche a un tocco, da una parte all’altra del fronte di attacco. Questo per me è molto importante perché tra i giocatori d’attacco che abbiamo è l’unico con questa capacità e quindi ci permette di variare l’attacco. È un giocatore intelligente, che pressa, che quando perde palla attacca e fa di tutto per riprendersela e ha una buona visione dell’ultimo passaggio. Tutte le opzioni che abbiamo davanti hanno caratteristiche abbastanza diverse, ma tutti sono dinamici e che possono giocare il calcio che vogliamo, semplice e veloce. La crescita di Seck? Stiamo lavorando molto con lui sia dal punto di vista del campo sia dal punto di vista mentale. È un calciatore giovane che arriva per la prima volta ad un’esperienza da titolare nel calcio professionistico. Sta pian piano migliorando, deve capire che il lavoro duro è la giusta via per crescere e migliorarsi: io non accetto quando un calciatore si rilassa e non si sacrifica per squadra e società. Martedì ha trovato il gol, lo stava cercando tanto e penso sia importante in modo da dargli quella spinta necessaria a capire quanto sia utile aiutare e sacrificarsi per la squadra. Zuculini? Ha fatto un grande lavoro per tre settimane, inizialmente ha avuto qualche problema fisico, ma si è allenato bene e martedì ha potuto giocare. A poco a poco potrà puntare a giocare di più, ha portato mentalità e voglia e questo ci aiuterà a crescere”.

ALLENAMENTI – “Noi lavoriamo sempre allo stesso modo: uno che precede la partita ed uno che si concentra sul miglioramento della nostra idea di gioco e sui singoli calciatori. La squadra sta giocando insieme da poco, ci stiamo conoscendo a mano a mano e siamo in un momento in cui tutti stanno bene. I ragazzi sono concentrati e stanno assimilando quello che stiamo cercando. Questa settimana è stata molto costruttiva perché ora tutti sono concentrati sul concetto di squadra. Non abbiamo fatto allenamenti diversi da quelli che programmiamo sempre, abbiamo lavorato bene e abbiamo incluso momenti in cui migliorarci e imparare a scongiurare gli errori che abbiamo commesso contro il Vicenza”.

TERNANA – “La Ternana non ha vissuto un inizio di campionato facile, è una neo-promossa, ma penso che abbia una squadra ambiziosa, che ha l’intenzione di fare una gran campionato e dotata di tutte le qualità per farlo. La squadra lavora e gioca bene, sarà difficile da affrontare perché fa una cosa che in Italia non è molto abituale, ossia attacca, un po’ come cerchiamo di fare noi anche con 8 uomini. Arrivano in fase di finalizzazione con un minimo di 5 uomini. È una squadra molto offensiva a cui piace partire da dietro per costruire azioni d’attacco ed è una squadra che fa molto bene la sovrapposizione dei terzini. Sono pericolosi, perché dovremo difendere con tanti giocatori vicino all’area di rigore e la concentrazione sarà fondamentale, così come la fiducia in fase difensiva. Di conseguenza dovremo essere bravi ad attaccare con decisione per non commettere l’errore che abbiamo commesso contro la Reggina. Dobbiamo muoverci bene con la palla in attacco.

ESPERIENZA VS GIOVENTÙ – “Sicuramente per un allenatore è più semplice lavorare con una squadra esperta, perché l’esperienza ti dà la consapevolezza di saper come gestire certi momenti di una partita e il risultato, cha sia contro o a favore. Il vantaggio di una squadra giovane riguarda l’intenzione di crescere. Io ho lavorato con entrambi i tipi di squadra, anche a Brescia avevo diversi elementi giovani: a me piace lavorare con la squadra che ho, ma è naturale che la nostra strada è un po’ più lunga di quella della Ternana perché i nostri giocatori hanno bisogno di giocare e accumulare l’esperienza necessaria a crescere. La cosa importante per noi è che non possiamo e non dobbiamo speculare e sposare una situazione che avvantaggia chi ha esperienza. Dobbiamo fare il nostro calcio, in casa e fuori, senza adattare la nostra settimana a seconda del rivale che incontreremo: la nostra squadra deve crescere secondo la nostra idea di gioco per limitare al massimo l’esperienza dell’avversario. Sicuramente sarà difficile, un po’ come è successo a Reggio Calabria: dopo il gol del 2-1 hanno saputo gestire, hanno saputo come limitarci, come spezzare il gioco. Io non speculo mai, non fa parte della mia idea di calcio ma ho capito che questo fa parte del gioco”.

TACOPINA – “Penso che la fiducia e l’entusiasmo del presidente siano molto importanti, perché è lui che indica la direzione. Io ho scelto di aiutarlo nel suo progetto per la SPAL per la sua visione sul futuro e su quello che vuole fare. Penso che sia una cosa importantissima perché è lui ha chiaro in testa dove vuole arrivare: si può fare qualcosa di grande perché sa cosa vuole la squadra, cosa vuole la tifoseria e cosa vuole la società. Così si va avanti tutti insieme ed è importante che noi ci caliamo bene nel progetto e che abbiamo chiaro che ottenere un risultato immediato è difficile: si deve costruire un progetto e adesso siamo all’inizio. Penso che il rapporto con la società sia molto importante, perché così infonde tranquillità e stabilità di fronte ad un progetto ambizione. Mi piace molto lavorare con lui e ho un grande rapporto con lui e con tutte le persone con cui lavoro a stretto contatto, con Massimo, Giorgio e Ivone (Tarantino, Zamuner e De Franceschi, ndr) che compongono la direzione sportiva. Stiamo lavorando tutti nella stessa direzione che è stabilita insieme alla direzione generale con Andrea Gazzoli. Vedo la società percorrere una linea chiara in cui crescere tutti insieme e tutti sappiamo che nel calcio, nel corso di una stagione, si attraversano momenti felici, altri meno e altri di buio, ma la comunione dell’ambiente è fondamentale. Questa è la cosa che preferisco del presidente Tacopina, insieme alla sua capacità di metterci a nostra disposizione tutti gli strumenti di cui abbiamo bisogno per lavorare. Una volta mi è stato detto che ‘un allenatore non fa una scelta per la squadra, ma per il presidente e, in generale, la proprietà’: i fatti mi dicono che la visione della società e la mia coincidono e così si avanti insieme”.

FUTURO – “Se una big mi chiama? Mi sembra un’ipotesi abbastanza azzardata. Penso che il bello del lavoro di un allenatore sia quello di aiutare una società a crescere durante un percorso. Prendo come esempio Semplici: lui qui ha fatto un percorso bellissimo, ha aiutato ed è stato una parte fondamentale del progetto, presidente, proprietà e allenatore che hanno costituito un grande triangolo su cui si basava tutto. Hanno affrontato un percorso insieme e questo ha consentito alla SPAL di conseguire obiettivi eccezionali. Questa, per un allenatore, è un’esperienza magnifica e che non è facile trovare. Condivide il progetto e il lavoro con la società per aggiustare una mentalità e creare qualcosa tutti insieme. L’allenatore deve sempre lavorare con umiltà: io mi vedo come una parte molto piccola della realtà SPAL e il mio compito è quello di aiutare a crescere tutti, calciatori, società e anche il sottoscritto”.

 

IPOTESI DI FORMAZIONE (4231): Thiam; Dickmann, Vicari, Capradossi, Tripaldelli; Esposito, Viviani; Seck, Mancosu, Crociata (Latte Lath); Colombo.

 

[foto: F. Rubin]