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La vicenda del mancato arrivo alla SPAL di Carel Eiting (1998) è ancora una volta indicativa di quanto il mercato delle notizie di calciomercato rappresenti una dimensione onirica in cui tempi (e i risultati) delle trattative vengono spesso distorti, un po’ per superficialità, un po’ per eccesso di competizione in un affollatissimo ecosistema dell’informazione sportiva.

Come è noto la SPAL non ha preso Eiting, perché l’incontro di martedì tra l’olandese, il suo procuratore italiano, i rappresentanti della famiglia e il direttore tecnico Fabio Lupo non è andato come si sperava. C’erano i contorni di un accordo, ma non le firme sui documenti. In realtà non c’era ancora stata nemmeno una stretta di mano che potesse far presagire una conclusione favorevole, per quanto auspicata dopo settimane di estenuanti trattative condotte fino al minimo dettaglio.

Quando i direttori sportivi parlano con i giornalisti, ufficialmente o informalmente, amano sottolineare un concetto tanto banale quanto basilare: “Fino a che non ci sono le firme…“. Si tratta in molti casi di una formula dal valore scaramantico, pronunciata soprattutto per allontanare il pensiero di un risultato negativo. Ma contiene anche la consapevolezza dell’imprevedibilità delle negoziazioni coi calciatori, anche nelle fasi finali, quando magari rimangono le ultime formalità da definire. Anche se nel caso di Eiting le cose non stavano proprio in questi termini e restava un po’ di strada per arrivare al traguardo, nonostante le cronache avessero delineato un progressivo avvicinamento nel corso delle settimane. Tipo una pedina su un tabellone, che avanzava di giorno in giorno.

Nel calciomercato le fonti con conoscenza diretta dei fatti possono essere diverse. Dirigenti della squadra che sta per vendere; quelli della squadra che sta per comprare; procuratori e intermediari; giocatori oggetto del trasferimento; loro familiari. Da un massimo di qualche decina di persone a un minimo di tre. In un ambiente di mezze verità (per non dire di balle allegramente raccontate) anche la sfumatura di una frase o la scelta di una parola al posto di un’altra possono sembrare un indizio. Questo contribuisce a formare quella che Rivista Undici aveva chiamatola lingua inventata del calciomercato“.

Spiega Claudio Pellecchia nella sua analisi: “Una lingua caratterizzata, dal punto di vista semantico, dall’utilizzo di termini che sarebbero tipici della Guerra Fredda e che, invece, servono per catapultare il lettore all’interno di un intricato e avvincente gioco di strategia in cui a una segretezza molto presunta si accompagna la dovizia dei particolari della clamorosa fuga di notizie: ecco, quindi, che si susseguono i summit, i blitz, gli intrighi, i retroscena, gli intrecci, gli indizi, le conferme e le smentite, in un gigantesco puzzle in cui i pezzi da incastrare, invece di diminuire,  aumentano con il passare dei giorni, rendendo la composizione sempre più difficile. È un gioco di parti distanti (che poi, inevitabilmente, si riavvicinano attraverso prove di disgelo) in cui la dimensione spazio-temporale assume una connotazione relativa, quasi anticlimatica: piste calde che si raffreddano e viceversa, trattative che si infiammano e si congelano oppure decollano e naufragano, in una dilatazione e successione di eventi da serie tv che spinga lo spettatore/lettore a non perdersi neanche una puntata fino al finale di stagione. Fino, cioè, alla fumata bianca (di nuovo il paradosso dell’utilizzo di un termine che richiama alla segretezza in un contesto in cui tutti sembrano sapere tutto prima), all’accordo raggiunto, agli ultimi dettagli che mancano, al giorno delle firme: ribaltando il tutto in caso di fumata nera e con i dirigenti che, dopo aver lavorato su più tavoli ed essere rimasti spiazzatirivelanospieganosvelano e anticipano ciò che qualcun altro ha già provveduto a rivelare, spiegare, svelare e anticipare prima di loro, nella ridondanza tipica del principio per cui vale tutto e il suo contrario e con il confine tra verità e finzione che si assottiglia ben oltre quello che la normale capacità di lucida analisi dei fatti lascerebbe presupporre”.

Le cose non sono destinate a cambiare, perché la prospettiva di vivere nel sogno del calciomercato è praticamente irrinunciabile per tifosi e appassionati. È un gigantesco parco dei divertimenti nel quale si può rimanere quanto si vuole senza pagare il biglietto. E nei vari giri di giostra si può pure ridacchiare grazie a qualche meme ben realizzato, cosa che nel XX secolo non poteva succedere se non per nicchie molto selezionate di utenti del web.

La liturgia del calciomercato durerà fino alla fine di agosto, ben oltre l’inizio degli impegni ufficiali. La SPAL ha fatto buona parte di quello che s’era prefissata da fare, ma continuerà a muoversi, tanto in entrata quanto in uscita. Per cui prepariamoci ad altri quaranta giorni di suggestioni, indiscrezioni, sondaggi, contatti, botti, accelerate, frenate e tesoretti. Ma sempre consapevoli che sogni e vita reale quasi mai s’incontrano per davvero.



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