foto Roberto Manderioli
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Tra le cose che la SPAL sta cercando da fare sul fronte del settore femminile c’è anche coltivare un sempre più solido senso d’appartenenza, ossia quel valore aggiunto che porta gli atleti a identificarsi davvero nella maglia che indossano o nel gruppo che rappresentano. Qualcosa che di sicuro non manca alla giovanissima Gaia Loberti, terzino dell’Accademia SPAL, nata a Ferrara e cresciuta col biancazzurro nel cuore: “Ho sempre tifato SPAL fin da piccola. È la squadra della mia città e con lei ho un legame speciale. Non tifo per nessuna altra squadra di serie A. Poter indossare questa maglia per me è una grandissima emozione“.

Gaia ha solo 17 anni (è nata nel 2005), ma ha già le idee piuttosto chiare sul suo futuro. Nel frattempo studia al liceo scientifico Antonio Roiti e punta a iscriversi alla facoltà di Psicologia quando verrà il momento di pensare all’università. Alla vigilia di una delle partite più importanti della stagione – lo scontro diretto in trasferta contro lo United Romagna Women – abbiamo voluto conoscerla meglio.

Gaia in azione contro la PGS Smile, foto Roberto Manderioli

Com’è nato il tuo percorso da calciatrice?
Ho iniziato a giocare con il papà e il nonno in giardino, un po’ come fanno tutti i bambini da piccoli. Poi è diventata una vera e propria passione, così a sei anni ho convinto i miei genitori a iscrivermi a calcio e ho iniziato nella Ugo Costa qui a Ferrara“.

In che ruolo hai iniziato a giocare?
Ho iniziato come difensore centrale e ho continuato in questo ruolo fino a due anni fa, mentre oggi gioco come terzino destro e mi piace molto“.

Prima di approdare all’Accademia SPAL quali altri passaggi hai affrontato?
Dopo gli inizi nell’Ugo Costa sono passata all’Atletico Ferrara, società fondata da un mio ex allenatore. Sono rimasta lì fino ai quattordici anni giocando in una squadra mista, poi nel 2018 sono passata all’Accademia SPAL con cui ho potuto sperimentare il vero calcio femminile. L’anno scorso ho fatto un’esperienza in serie B con il Ravenna e dalla scorsa estate ho deciso di tornare a Ferrara“.

Cosa ti ha portata ad accettare la proposta dell’Accademia SPAL?
Sono arrivata in agosto, curiosa di questo nuovo progetto. Sapevo che all’interno della società erano cambiate parecchie cose e sono rimasta subito colpita dall’interesse della dirigenza nel farci crescere come calciatrici ma anche come persone“.

Che rapporto c’è con mister Salvatore Panico?
Questo è il primo anno che mi alleno con lui, ma siamo andati d’accordo fin da subito perché è una persona disposta ad ascoltare e aperta al dialogo. Ci fa sentire tutte alla pari, una vera squadra che lavora per un obiettivo comune e per me è una delle cose più importanti. Oltre al calcio ci sta anche insegnando anche a comportarci da veri professionisti“.

Sei una tra le più giovani del gruppo, com’è il rapporto con le compagne più esperte?
Non ho mai avuto problemi a rapportarmi con persone più grandi di me: vedo in loro dei modelli da osservare sia come calciatrici sia come persone fuori dal campo. Le ammiro perché cercano sempre di aiutare le ragazze più giovani senza giudicare o criticare. Siamo molto unite e sono molto contenta del gruppo che abbiamo creato sia dentro sia fuori dal campo“.

A chi ti ispiri nel mondo del calcio femminile?
Soprattutto a Benedetta Glionna, calciatrice della Roma, che prendo come modello considerata anche la sua giovane età. A mio parere è una giocatrice con grande margine di crescita e questa è una cosa che ammiro“.

Gaia con la compagna di squadra Alessia Lorenzon

Cosa ti ha dato il calcio finora a livello personale?
Sicuramente la cosa più importante che mi ha insegnato è il saper stare in una squadra imparando a rapportarsi con persone più grandi o che arrivano da realtà o paesi diversi. Il calcio mi ha anche dato una grande sicurezza: l’aver giocato con i maschi fino ai quattordici anni ha contribuito alla formazione del mio carattere in modo positivo e ne vado fiera“.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri nel mondo del calcio?
Oltre ad esordire in serie A, il mio sogno nel cassetto sarebbe quello di poter giocare nel Barcellona, perché è la squadra estera che ammiro di più. Per adesso mi sono semplicemente posta tanti piccoli obiettivi da raggiungere, a partire dal far bene quest’anno dando il meglio di me“.

Ma c’è una squadra di serie A nella quale ti piacerebbe giocare più di altre?
In serie A mi piacerebbe arrivarci con la SPAL, ma se non potrà essere così mi piacerebbe giocare nella Roma, perché mi sembra una società che crede molto in ciò che fa“.

La serie A per la l’Accademia SPAL al momento è lontana, ma il primo mattoncino potrebbe essere la promozione in serie C. Domenica vi aspetta uno scontro diretto importante per raggiungere questo obiettivo.
Credo che arriveremo a questa partita più motivate del solito. Il Romagna United è l’unica squadra contro la quale abbiamo perso nel girone d’andata. Sentiamo un po’ di rivalità e dovremo essere brave a trasformarla in voglia comune di vincere, non solo per ottenere il primo posto in classifica, ma anche per una rivincita personale, dimostrando che non siamo più quelle del girone d’andata“.

C’è anche l’obiettivo della Coppa Italia, con una semifinale da giocare all’inizio del 2023.
Sì e sono molto emozionata al riguardo perché ci stiamo giocando qualcosa d’importante. Metteremo tutte noi stesse per raggiungere anche questo obiettivo“.

Rispetto ai tempi in cui hai dato i primi calci al pallone la considerazione per il calcio femminile è cresciuta notevolmente. Che futuro vedi per il movimento di cui fai parte?
È vero, fino a qualche anno fa il calcio femminile era ricco di pregiudizi e vedere una bambina giocare era qualcosa di inusuale. Ma sono felice che in tempi recenti siano stati fatti passi in avanti e ci sia maggiore spazio anche sui media. Il calcio femminile non deve essere paragonato a quello maschile, è uno sport a sé, e tutte le ragazze si impegnano al massimo per raggiungere qualcosa di grande. Io, nel mio piccolo, spero di poter contribuire alla crescita di questo movimento e anche al superamento di tutti i pregiudizi che sono legati a questo sport. L’attività sportiva è tale indipendentemente dal sesso di chi lo pratica: la passione la coltiviamo tutti“.



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