foto Filippo Rubin
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Il passaggio di Federico Proia (1996) dalla SPAL all’Ascoli – col benestare del Vicenza, proprietario del cartellino – è stato ufficializzato nella giornata di lunedì e segna la terza cessione dell’attuale finestra di mercato dopo quelle di Esposito allo Spezia e Finotto al Cosenza.

 

Proia quasi non ha lasciato traccia del suo passaggio a Ferrara, con appena 12 presenze in gare ufficiali (8 da titolare) per un totale di 618 minuti di gioco. Nessun gol e nessun assist. Non sorprende quindi che il comunicato stampa pubblicato dalla società arrivi a malapena a 22 parole e non contenga nemmeno un augurio per il resto della carriera che da prassi viene incluso a titolo di formalità. Almeno nella larghissima maggioranza dei casi.

La partenza di Proia segna il definitivo tramonto dell’utopia della Cittadellizzazione anche solo parziale della SPAL, ossia l’idea che potesse essere possibile in qualche modo replicare un modello che ha consentito di fare risultati eccezionali con risorse modeste, anche attingendo direttamente proprio da quel Cittadella in grado di arrivare per due volte alla finale dei playoff di serie B.

Il centrocampista romano, con 16 gol in 71 partite totali, era stato uno degli elementi chiave delle ultime due stagioni di Roberto Venturato a Cittadella e non a caso il corteggiamento della SPAL nei suoi confronti si era intensificato in corrispondenza dell’arrivo del tecnico a gennaio 2022. Tanto che in estate, al momento della presentazione ufficiale, il direttore tecnico Fabio Lupo rimarcò l’importanza del ricongiungimento tra i due.

“Il nostro allenatore ha sempre indicato Federico come uno dei primi nomi della lista. Nonostante per lui ci fossero molto richieste ha voluto fortemente la SPAL e questo è un elemento che teniamo sempre in grande considerazione. Ha reso la trattativa molto semplice. Al di là delle indiscusse qualità tecniche c’è anche una componente di motivazioni che peserà molto”.

Se le motivazioni a suo tempo hanno pesato, lo hanno fatto anche le aspettative subito dopo. Proia aveva castigato la SPAL a dicembre 2020 (2-0, Marino in panchina) e messo la firma sul tabellino anche durante la sua parentesi al Vicenza (vittoria 3-2 durante la gestione Clotet), alimentando anche a Ferrara la sua fama di centrocampista combattivo, abile negli inserimenti e dotato della giusta freddezza in area. Niente di tutto questo si è visto durante i suoi quattro mesi con la maglia biancazzurra. Ha inciso senz’altro un’estate anomala, che lo ha visto ai margini di un Vicenza in riorganizzazione dopo la retrocessione ai playout nel campionato precedente. Di fatto Proia è passato dal giocare la 35^ giornata col Brescia il 18 aprile al debuttare con la SPAL a fine agosto, senza nemmeno un’amichevole nel mezzo. Qualche problema fisico, soprattutto nella fase iniziale, ha limitato il suo contributo durante la breve gestione-Venturato e l’arrivo di De Rossi ha definitivamente spento la luce, complice il passaggio a uno stile di gioco quasi all’opposto rispetto al predecessore.

Può essere di parziale consolazione sapere che del gruppo che andò vicino alla serie A col Cittadella a giugno 2021 quasi nessuno è riuscito a replicare livelli di prestazione simili a quelli mostrati in granata. Adorni al Brescia è costantemente sulla graticola dell’opinione pubblica; Ogunseye è in serie C al Foggia, Ghiringhelli è un’alternativa nella Ternana; Tsadjout ha vagato un po’ (Pordenone, Ascoli e ora Cremonese) senza eccellere particolarmente. Gargiulo è ripartito dal Modena dopo una stagione discreta a Lecce; D’Urso è al Cosenza dopo mezza stagione al Perugia, Benedetti è sceso in serie C al Pordenone. Camigliano ha già cambiato tre maglie: Reggiana, Cosenza e infine Ancona. In terza serie sono scesi anche Rosafio (Reggiana), Tavernelli (Triestina) e di recente anche Beretta (Foggia).

Tanti sono ancora dove Proia li aveva lasciati. Tra questi ci sono Kastrati, Frare, Perticone, Donnarumma, Pavan, Branca, Vita e Baldini. Il post-Venturato è coinciso con una fase calante che ha visto la squadra salvarsi abbastanza tranquillamente nella scorsa stagione e ritrovarsi invischiata nella lotta per non retrocedere in quella attuale. Perché in fondo non c’è una formula magica e se c’è spesso prescinde parzialmente dagli interpreti in campo. Cittadella è un contesto unico e non replicabile, con un determinato livello di aspettative e una cultura organizzativa coltivata da quasi un ventennio, con figure chiave sempre al loro posto. Proia è stato uno degli ingredienti vincenti della ricetta Cittadella, ma altrove non ha funzionato. Ad Ascoli ovviamente sperano di invertire questa tendenza.



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