foto Elisa Anastasi
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Chiara Tinelli, professione attaccante, gioca all’Accademia SPAL femminile da poco meno da nove mesi ma ha già fatto registrare numeri complicati anche solo da eguagliare nella storia del club: con quattro partite rimaste sul calendario (più quelle di Coppa Italia nazionale) ha già accumulato 46 gol e 15 assist nella diabolica macchina assemblata dal tandem Rotondi/Martini e guidata da mister Panico che ha bucato le reti avversarie per la bellezza di 116 volte. Sorprendentemente il contratto di Chiara non prevede un bonus per i gol. Le casse dell’Accademia ringraziano.

Non mi aspettavo di fare così bene – dice lei con una punta di timidezza che in campo non c’è – e il merito è della squadra che è brava a creare così tante occasioni. Poi c’è da dire che nel conto ci sono anche otto o nove rigori e uno l’ho anche sbagliato. Però sono contenta del contributo che sto dando“.

foto Alessio Aiello

La tua gemella del gol è Cristina Fratini con 25 centri stagionali.
Eh sì, ci troviamo bene perché abbiamo caratteristiche diverse. Lei è una velocista e quando parte sull’esterno riesce sempre a creare azioni pericolose o procurare dei rigori. Quasi sempre li lascia a me (sorride, ndr)”.

L’importante sarà mantenere queste medie realizzative soprattutto nelle prossime due partite, perché rappresentano probabilmente gli ultimi ostacoli verso la festa-promozione.
Dobbiamo rimanere concentrate perché la classifica dice che è tutto nelle nostre mani. Onestamente dispiace un po’ aver perso qualche punto per strada, perché ci sono state sconfitte evitabili. Col Felino le partite precedenti sono state abbastanza complicate anche se poi le abbiamo portate a casa. A Modena invece avevamo vinto con tre rigori, senz’altro verranno qui con grande spirito di rivincita. Ci dovremo far trovare pronte a due sfide difficili“.

Ma quali sono gli ingredienti principali del cammino che avete fatto finora?
C’è sicuramente una grossa componente di tecnica e di tattica, nel senso che i valori delle giocatrici sono davvero buoni, ma quello che pesa di più è la forza del collettivo. Se non c’è affinità reciproca non fai tanta squadra e credo che noi da questo punto di vista possiamo essere molto soddisfatte. Molte ragazze vivono in convitto (quello di via della Fornace, usato per le giovanili prima dell’inaugurazione di Casa Spal – ndr) e quindi condividono anche la vita quotidiana. È stato bello anche veder crescere il rapporto tra le ragazze più esperte e le tante giovani che sono entrate in squadra quest’anno“.

E poi c’è mister Salvatore Panico.
Il mister ha provato fin dai primi giorni a impostare un gioco rivolto all’attacco e all’inizio abbiamo faticato un pochino ad adattarci. Poi le cose sono migliorate e i risultati sono lì a dimostrarlo. Sono molto contenta del lavoro che stiamo facendo con lui e con lo staff e non posso certo lamentarmi visto che gioco sempre! Se proprio devo fargli una critica è che non mi toglie proprio mai, neanche sul 10-0 (ride, ndr). Ogni tanto vorrei riposare anch’io, non sono più giovanissima (ride di nuovo, ndr)”.

A ventitré anni hai ancora tutta la carriera davanti: che progetti hai per il futuro?
Resto dell’idea di vivere giorno per giorno e stagione per stagione. Ovviamente mi piacerebbe arrivare più in alto possibile ma non sono il tipo di persona che vuole fissare obiettivi particolari se si parla di categorie o squadre. Intanto studio scienze motorie all’università e mi piacerebbe lavorare nel campo della medicina preventiva e riabilitativa“.

foto Cristiano Pedriali

E nel tuo passato invece cosa c’è?
Una passione per il calcio che viene da quand’ero molto piccola, grazie soprattutto a mio papà e a mio fratello. Ho iniziato a sei anni a San Giorgio (Mantova) per poi passare alle giovanili del Mozzecane: lì ho anche debuttato in serie B. Mi piaceva molto anche il basket, quindi a un certo punto ho dovuto fare una scelta. In seguito ho giocato per Mantova e Pistoiese in serie C. La scorsa estate ho ricevuto la proposta della SPAL e mi è sembrata molto convincente: c’era un progetto di ripartenza dopo la retrocessione e devo dire che tutto è stato fatto per il meglio“.

È stato difficile fare i conti col luogo comune della ragazza che vuole fare uno sport tradizionalmente dominato dagli uomini?
No, non direi. Quando ho iniziato c’era sicuramente una mentalità un po’ diversa e sentivo certe critiche da parte dei ragazzi, ma me ne sono sempre fregata. Penso che la percezione sia cambiata qualche anno fa con la partecipazione dell’Italia ai mondiali. Ora non è più strano se una bambina decide di voler provare a fare la calciatrice“.

Non più tardi di un mesetto fa la Roma ha giocato davanti a 40mila persone all’Olimpico, a testimonianza di un grande interesse anche per il calcio femminile. Avete già chiesto di poter giocare al Mazza il derby decisivo col Modena? Sarebbe anche un bel tributo alla vostra stagione.
“(Sorride, ndr) Sarebbe bello, ma non so se qualcuno ci stia lavorando. Vediamo cosa succederà. A prescindere da questo siamo comunque contente del seguito che abbiamo a Vigarano. Anche per la finale di Coppa Italia c’è stata grande partecipazione in trasferta e l’affetto nei nostri confronti non manca mai“.

Ma nel caso dell’auspicata promozione questa squadra può farsi valere anche in serie C?
Penso di sì, il livello non è poi così diverso. Tolte le squadre che si stanno giocando il campionato c’è un divario abbastanza ampio e quando ho giocato in serie C non ho visto valori molto superiori ai nostri. Penso proprio ce la potremmo giocare anche lì. Ma prima dobbiamo rimanere concentrate al 100% sull’obiettivo di questa stagione, non possiamo sbagliare“.



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