foto Cristiano Pedriali
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Sabato 2 settembre rientreremo al Mazza per una partita ufficiale a 112 giorni di distanza dall’ultima (SPAL-Parma 0-1), ma soprattutto torneremo ad assistere a una sfida di serie C per la prima volta dal maggio 2016. A qualcuno potrebbe servire un po’ di tempo per smaltire il disorientamento della nuova categoria, quindi ecco qualche punto da tenere a mente.

1. Dovremo riabituarci a un calcio fatto di controversie arbitrali non correggibili: in serie C infatti non ci saranno né il VAR (se non per la coda finale dei playoff) né la goal line technology. Quindi arbitri e assistenti si dovranno regolare alla vecchia maniera, fidandosi solo dei loro sensi. In altre parole rivedremo gol in palese fuorigioco, annullamenti inspiegabili, rigori discutibili ed espulsioni negate. In compenso quando la palla andrà dentro si potrà esultare (o disperarsi) senza la consapevolezza di una revisione che si incarica di confermare o cancellare il punto.

2. Non che negli ultimi anni si sia visto calcio-spettacolo, ma il livello tecnico della serie B è ancora abbastanza rispettabile. Al piano di sotto la componente fisica e atletica ha invece un peso specifico superiore ed è un aspetto che Mimmo Di Carlo ha rimarcato in più di un’occasione. Prepariamoci quindi a squadre che giocano sistematicamente sul lancio lungo e a difensori che vengono saltati come birilli da quelli dotati di un minimo di creatività, perché ne vedremo tanti.

3. Aspetto connesso parzialmente ai punti 1 e 2: diminuirà notevolmente la qualità degli interpreti che vedremo in campo e di conseguenza anche quella della classe arbitrale. I direttori di gara verranno pescati dalla CAN C, dove c’è un po’ di tutto: dagli inesperti a quelli considerati non sufficienti bravi per fare carriera nella CAN A-B. Questo alimenterà inevitabilmente l’aumento delle teorie del complotto

4. Nel girone B rivedremo di nuovo un po’ di giocatori passati da Ferrara di recente (Mora, Melchiorri, Coccolo) e altri che pensavamo potessero essere diventati ricordi lontani (Valdifiori, Regini, Coletta). Ex più o meno memorabili e che ci fanno capire la necessità di adattarci – almeno per un anno – a profili commisurati alla categoria. Per un po’ di tempo scordiamoci nomi conosciutissimi o ragazzi dal pedigree prestigioso: salvo rarissime eccezioni (e la SPAL ne ha qualcuna in casa) in serie C serviranno elementi più da classe operaia calcistica che da aristocrazia.

5. Su 60 squadre che partecipano alla serie C ben 28 faranno i playoff grazie a una formula che definire sadica (nei confronti dei tifosi) è probabilmente riduttiva. Quindi in un certo senso è più difficile mancarli che centrarli. In teoria anche un decimo posto nel proprio girone garantisce come minimo una partita di spareggio per tentare di conquistare la serie B, seppure con un percorso eccezionalmente tortuoso. Dovremo quindi aggiustare anche la nostra percezione della “lotta playoff”. Che in serie B era circoscritta a “solo” una decina di squadre, mentre al piano di sotto potrebbe benissimo riguardare tutti quanti fino alle porte dei playout.

6. È finita l’era di Dazn, che ci ha accompagni in maniera più o meno perentoria fin dal 2017. Per vedere le partite della SPAL in tv bisognerà avere un abbonamento alla pay tv satellitare Sky oppure un account su Now Tv, ossia il servizio di Sky in streaming. Si va da un costo minimo di 9,90 euro al mese a un massimo di 14,90, con relativi vincoli.

7. Ovviamente il modo migliore per seguire la SPAL è andare alle partite: al Paolo Mazza ci sarà parecchio spazio e i prezzi saranno tutto sommato accessibili, mentre altrove ci sarà da abituarsi a strutture un po’ diverse da quelle visitate negli ultimi sei anni. Ad Ancona, Perugia e Pescara sembrerà di essere ancora in serie B, mentre a Sestri Levante, Recanati, Pontedera, Olbia e Pesaro si tornerà a respirare a pieni polmoni l’aria di provincia della terza serie.



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