foto Cristiano Pedriali
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Il grave infortunio capitato a Dario Sits (2004) ha inevitabilmente inquinato un po’ il buonumore generale post-vittoria, dentro e fuori la SPAL. Nella migliore delle ipotesi l’attaccante lettone potrà rientrare in azione solo tra febbraio e marzo 2024 e questo sfortunato imprevisto priverà Mimmo Di Carlo di un elemento tenuto in attenta considerazione tanto da lui quanto dal dt Fusco.

Tuttavia non sembra esserci all’orizzonte la prospettiva di un ingaggio extra dal mercato degli svincolati per riempire la casella che ora rimarrà idealmente vuota. Si era già intuito dalle parole del mister a Lunedì Sport e la sensazione si è consolidata martedì dopo gli opportuni confronti interni. In via Copparo come minimo ci si vuole prendere un tempo adeguato per riflettere sulla situazione.

Il richiamo dello svincolato è forte soprattutto nell’opinione pubblica, ma attingere dalla lista dei giocatori senza contratto significa fare i conti con una serie di criticità che spesso vengono trascurate da chi ama principalmente consultare l’archivio dei nomi. La prima: la condizione fisica. I calciatori liberi a campionato iniziato hanno fatto preparazioni estive parziali, se non addirittura completamente solitarie, con tutti gli svantaggi che derivano all’assenza di quello che i tecnici chiamano “ritmo partita”. Aggregare giocatori che non giocavano una partita da lungo tempo è qualcosa che la SPAL ha fatto spesso negli ultimi anni in varie circostanze (Asencio, Tumminello, Giuseppe Rossi, Varnier, Brazao, Fetfatzidis, Nainggolan) e quasi mai gli effetti desiderati hanno corrisposto ai risultati effettivi.

Volendo soprassedere sulla condizione c’è poi un tema di compatibilità tecnica e caratteriale con la SPAL disegnata da Fusco e Di Carlo. Sits era stato scelto in quanto giovane, promettente, polivalente, affamato di minutaggio, ma anche consapevole di dover stare un passo indietro nelle gerarchie rispetto a giocatori di maggior peso specifico (uno tra tutti Antenucci, ma non solo). Allo stato attuale sarebbe difficilissimo trovare un profilo con simili caratteristiche. Sono disponibili diversi centravanti “classici” (Ganz, Trotta, Galabinov, Ceter, Fabbro, Margiotta, Raicevic), ma ognuno si porta dietro limiti di qualche tipo (in certi casi anche comportamentali) o una storia clinica che non invoglia più di tanto a rischiare. In altre parole: non c’è l’uomo con cui andare a colpo sicuro o quasi. Peraltro in questo momento alla SPAL c’è la sensazione – espressa più volte da Di Carlo – dell’esistenza di un equilibrio di spogliatoio favorevole e che si vuole preservare il più possibile. Posto che gli attaccanti rimasti a disposizione di Sits sono ancora sette per tre posti: Antenucci, Siligardi, Dalmonte, Rosafio, Rabbi, Orfei e Rao. Un numero considerato sufficiente per completare quantomeno il girone d’andata e poi fare una valutazione.

Se anche la SPAL volesse fare una forzatura sulle prime due incognite, andrebbe messa sul piatto anche la componente dei parametri economici. Dal giorno del suo insediamento Filippo Fusco ha dovuto lavorare tra diversi paletti fissati dalla proprietà  e lo sforzo extra della sessione 2023 è già stato fatto per prelevare Dalmonte dal Vicenza. Per non parlare delle permanenze di Maistro e forse pure di Celia a meno di una cessione entro la settimana. Inutile girarci attorno: trattare con un attaccante a settembre significa dover mettere sul piatto almeno un accordo biennale, perché è estremamente raro riuscire a legare qualcuno per una sola stagione. Soprattutto se lo si sta contattando nel contesto di una situazione percepita come urgente e se da parte dell’interlocutore c’è qualche perplessità riguardo alla categoria. Anche in questo caso: c’è un giocatore per il quale varrebbe la pena di esporsi così tanto, magari sacrificando quella parte di budget che potrebbe tornare utile a gennaio? Al momento pare di no.

Per queste ragioni sembra improbabile che allo stato attuale Fusco voglia esplorare il mercato degli svincolati. Il direttore ha già fatto vedere di essere abilissimo nel portare avanti trattative senza far scattare i radar e non è del tutto da escludere che possa colpire ancora con una sorpresa. Ma lo scenario più plausibile punta al ricorso alle risorse interne, almeno fino alla sessione invernale.



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