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Sembra paradossale, ma di Moncini alla SPAL ricorderemo i gol che ha fatto… da un’altra parte. O meglio: quelli che abbiamo immaginato avrebbe potuto fare a Ferrara. Resteranno impressi, nello specifico, quelli (tanti, 15) segnati con la maglia del Cittadella in serie B nei sei mesi di prestito della scorsa stagione. Un exploit, assolutamente notevole sotto il profilo numerico, che ha fatto lievitare il suo valore e convinto il Benevento a investire seriamente su di lui con un esborso importante e un lungo contratto.

La SPAL, che aveva ricevuto richieste a raffica dalla B per il giocatore, ha colto l’occasione al volo ed è onestamente difficile darle torto. Pensare di declinare simili offerte fino a giugno per farsi trovare pronti con Moncini centravanti in un’eventuale campionato cadetto 2020-2021 (questa la teoria che si legge qua e là da parte degli scettici) avrebbe tradito una mentalità perdente che mal si sarebbe conciliata non solo con la lotta-salvezza in serie A, ma anche con il senso del reale, visto ciò che racconta la classifica. Fosse andata così sarebbe stato decisamente preoccupante, non può esserlo invece una cessione che porterà in cassa (come minimo) una cifra compresa tra i 2,5 e i 3,5 milioni di euro. Certo, non si parla di una somma in grado di far tremare i polsi, ma sono comunque risorse importanti da reinvestire in un mercato di gennaio che dovrà consegnare una SPAL più solida e più competitiva per il complicato tentativo di risalita in classifica. In altre parole: se per un Moncini che parte dovesse arrivare un Pinamonti (1999, sì, ma con già 7 gol in serie A e 6 tra U21 e U20 italiana) o un Defrel (1991, altro nome che gira) ci sarebbe solo da da rallegrarsi, perché l’organico ne uscirebbe oggettivamente potenziato.

Delle difficoltà palesate da Moncini sul campo s’era scritto su LoSpallino già a novembre e vale la pena di ripassare quelle considerazioni per comprendere le argomentazioni odierne. Il Moncini che rimpiangeremo, se lo rimpiangeremo, è solo un Moncini potenziale, virtuale, che di fatto non abbiamo mai visto e che probabilmente Semplici e il suo staff non hanno intravisto come concretamente possibile nell’immediato e forse neanche in un futuro a medio termine. Per inciso: amichevoli e partitelle non fanno testo.
La scelta operata dal ds Vagnati in sede di mercato non deve essere stata fatta a cuor leggero. E’ senz’altro una forma di sacrificio, ma del genere che costituisce l’essenza di quanto la SPAL – in fondo – dovrebbe fare con continuità per garantirsi la sopravvivenza: generare plusvalenze e andare a caccia d’altri affari. Questa plusvalenza è di quelle buone, visto che il giocatore era arrivato a costo zero nell’estate 2018 e ha acquisito valore pur senza dimostrare alcunché con la maglia biancazzurra. Si dirà che non gli è stata data l’opportunità, ma vale la pena di ricordare che pochissimi dei giocatori passati sotto gli occhi di Semplici hanno poi fatto scintille nelle esperienze seguenti. Oggi il Benevento, con Pippo Inzaghi, scommette di lui, mentre la SPAL si augura di aver visto giusto per ragionare su un presente fatto di qualche certezza in più.



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