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Ci risiamo. La sconfitta (numero 2) di Genova, il tracollo in classifica e la contemporanea assenza a Marassi del triumvirato Colombarini-Colombarini-Mattioli hanno ridato vigore alle voci di una SPAL in vendita, se non addirittura oggetto di trattativa in corso con imprenditori con base in Veneto. Voci che però circolano da più di un anno – in forme sempre diverse – e che mai hanno trovato riscontro, né formale né informale. Al punto tale che in questa stagione già in due occasioni (a ottobre 2019 e maggio 2020) i dirigenti hanno voluto smentire non solo che la SPAL fosse in vendita, ma anche che qualcuno avesse bussato alla porta dei Colombarini per chiedere informazioni sull’eventuale prezzo.

Se a questo vi si aggiunge il sempre più intenso chiacchiericcio popolare sulla presunta convenienza economica (!) della retrocessione in serie B, legata principalmente al “paracadute” di Lega del valore di 25 milioni di euro, il livello di criticità percepita segna picchi raramente registrati dal 2013 a oggi. Poco importa che i mancati incassi (ad esempio quelli dei diritti tv o del botteghino) superino di gran lunga l’importo del paracadute: la creazione di una sorta di realtà parallela è già ad un punto molto avanzato e senza gli interventi di voci forti e autorevoli la situazione non potrà che peggiorare.

La frequenza sempre più rara delle dichiarazioni pubbliche dei principali dirigenti biancazzurri è finita con l’alimentare lo scetticismo di parte della piazza e le due assenze consecutive allo stadio di Walter Mattioli hanno acceso il più classico dei campanelli d’allarme, se si considera la natura aperta e interventista del Pres. Il suo ultimo virgolettato risale al 23 giugno in occasione del prepartita di SPAL-Cagliari, mentre le ultime considerazioni di Simone Colombarini di fronte ai cronisti risalgono all’11 giugno, giorno della presentazione ufficiale di Giorgio Zamuner. A poco sembrano essere servite le rassicurazioni – scandite a più riprese – di una SPAL pronta a ripartire e con le idee chiare sul suo futuro, malgrado le avversità di una stagione disgraziata.

Per martedì 14 luglio è stata annunciata, ormai da tempo, la presenza del presidente Mattioli nell’ambito di un evento dedicato agli sponsor della stagione 2019-2020. In quell’occasione ci saranno domande e risposte, ma si tratta del genere di circostanza nella quale i rappresentanti della stampa non sono ammessi. Con Di Biagio che si ritrova a gestire un gruppo ormai psicologicamente retrocesso e sfiduciato, sarebbe opportuno che la società tornasse in maniera forte sulla scena pubblica per spazzare via gli ormai troppi cattivi pensieri che stanno affliggendo un ambiente estremamente umorale.

A settembre 2019, prima del match interno contro la Lazio, Mattioli, entrambi i Colombarini, l’allora ds Vagnati e il dg Gazzoli decisero di convocare la stampa per denunciare la creazione di un clima ostile nei confronti della SPAL. Al di là di alcune considerazioni di Vagnati che hanno finito con l’invecchiare maluccio alla luce dei successivi eventi, vi si ritrovano gli stessi elementi presenti ora nell’aria: scetticismo, sconforto, incertezze, scarsa fiducia nel futuro. Per questo in via Copparo dovrebbero prendere in considerazione l’idea di un intervento in grado di non solo di respingere al mittente certe ricostruzioni fantasiose, ma anche mettere le basi di una comunicazione più equilibrata, rivolta al futuro e orientata alla preservazione di tutte le cose positive realizzate dal 2013 a oggi. I tifosi più affezionati sono interessati solo relativamente alla categoria: sapere che il club è solido e ha le idee chiare potrebbe contribuire se non altro a rendere meno amara la via crucis che attende la SPAL sul campo da qui al 2 d’agosto.



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